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MERU HERBS


In Kenya, ai piedi del monte Kenya, opera Meru Herbs, una società agricola che coinvolge centinaia di contadini che producono karkadé, camomilla, tisane e maramellate per il settore equosolidale. Tutto e nato grazie allo sfruttamento delle acque del fiume Kideno e a una serie di progetti agricoli legati a doppio filo con il concetto della sostenibilità ambientale. Multimedia realizzato con Marco Pavan e finanziato dalla Regione Veneto nell'ambito della legge regionale "Veneto Equo". Durata 16 minuti.

I sacchi sono pieni di oro rosso. Patrick Mathendu ha lavorato ieri tutto il giorno sul suo campo con la moglie Naomi. Ha raccolto i fiori color sangue. E ora è qui, alle prime luci dell'alba a conferire il karkadé, presso il laboratorio di Meru Herbs. Farà caldo anche oggi. Il sole arroventa le pendici del Monte Kenya. Le piogge anche quest'anno sono state troppo scarse. La terra si spacca a causa della grande aridità. Una leggera polvere rossa vola nell'aria depositandosi dappertutto. La capitale Nairobi è a 400 chilometri più a sud. Qui siamo nel cuore dell'Africa contadina. Fazzoletti di terra tagliati da strade quasi impossibili da percorrere. La città più vicina è Meru. “Il nostro karkadé è tutto biologico. E' una pianta che ha bisogno di poche cure e di poca acqua. Poco soggetta a malattie e parassiti, può quindi venire coltivata senza i fitofarmaci. E questo consente un notevole risparmio sui costi di produzione”, afferma con orgoglio Patrick mentre i dipendenti di Meru Herbs pesano i suoi sacchi e altri agricoltori sono in attesa dietro a lui. I fiori rossi vengono subito messi ad essiccare su reti metalliche. Una volta completato il processo di essiccazione che dura una settimana, i petali vengono separati a mano dal resto del fiore. Poi il karkadé passa nel vicino laboratorio dove viene macinato. Infine viene imbustato e imballato per la vendita. “La gran parte della nostra produzione va all'estero”, afferma Rosalyne Kagwira, responsabile di produzione di Meru Herbs. “E tutto ciò che esce da qui è per il mercato equosolidale. Vendiamo in Italia, in Giappone e negli Usa. In questo momento stiamo caricando un container per Altromercato, uno dei nostri partner più importanti”. E infatti il karkadè di Meru Herbs entra nella rete italiana delle 350 Botteghe del Mondo. Il karkadé, il cui nome scientifico è Hibiscus Sabdariffa, è una malvacea. E' una bevanda molto diffusa soprattutto nei paesi caldi. Rinfrescante e dissetante è usata nelle diete salutiste per l'alto contenuto di antiossidanti (come la vitamina C, il doppio rispetto una aranciata), di tannini e per le proprietà diuretiche, digestive e di regolatore della pressione cardiaca. La storia di Meru Herbs inizia negli anni ottanta quando il governo keniano lottizza una vasta area ai piedi del monte Kenya e la assegna a qualche centinaia di famiglie. Il suolo è fertile ma le piogge scarseggiano e pertanto la zona è aridissima. Con l'aiuto della diocesi di Meru nasce una associazione dal nome difficilissimo da pronunciare: Ng'uuru Gakirwe Water Committee. Lo scopo è quello di utilizzare le acque del fiume Kitheno per irrigare le piccole proprietà agricole. Con il contributo del governo italiano, in prossimità di una cascata, si costruiscono una piccola diga e un invaso per raccogliere le acque che da qui vengono convogliate in una rete di tubature interrate che si dirama tra i campi. Si allacciamo subito 500 famiglie (oggi sono diventate 2000). Nel giro di pochi anni la terra incolta cambia volto. Nasce un piccolo paradiso verde. Grazie al nuovo sistema irriguo i contadini coltivano grano, mais, frutta tropicale, verdura e altri importanti prodotti fondamentali per la loro dieta giornaliera. Nel 1991 nasce Meru Herbs e si costruiscono due laboratori: uno per la preparazione e il confezionamento degli infusi e delle tisane (oltre al karkadé si producono anche camomilla e te) e l'altro per le marmellate. Tra i due edifici, sotto il caldo sole keniano, compaiono gli essiccatoi del coloratissimo karkadè. E inizia così il business del te rosso.  
Sono le 7,30, si aprono in cancelli di Meru Herbs. Il sole si è appena alzato sull'orizzonte. La palla infuocata sembra farsi strada tra le folte chiome degli alberi di mango. Donne e uomini arrivano alla spicciolata e si riuniscono nel cortile. Quasi tutti sono a piedi, pochi in bicicletta. Chiacchierano sommessamente. Quando sono quasi le 8 uno di loro apre il Vangelo e legge una pagina. Un veloce segno della croce e inizia il lavoro. “Esportando all'estero, siamo riusciti a far uscire dalla povertà gli agricoltori e nello stesso tempo abbiamo favorito un'agricoltura sostenibile”, afferma Andrea Botta, italiano, responsabile del progetto Meru Herbs. “Quello che i contadini producevano non era neppure sufficiente per l'economia familiare. Con la nascita dei laboratori di trasformazione dei prodotti agricoli le famiglie godono di un'altra fonte di reddito e con essa possiamo anche permetterci di coprire i costi di manutenzione dell'acquedotto”. Botta è l'animatore del Meru Herbs, ne ha seguito lo sviluppo fin dalla nascita. E' stato lui a individuare i nuovi canali di distribuzione commerciale e a sviluppare le nuove produzioni. “Ora però c'è un gruppo di manager locali che sta guidando Meru Herbs con molto entusiasmo!”. Diana Kagendo Mucee è responsabile della produzione di marmellate: “I contadini, grazie all'irrigazione, hanno una grossa produzione di frutta per uso familiare. Le eccedenze le conferiscono al nostro laboratorio e noi le lavoriamo”. Meru Herbs produce marmellate di papaya, di mango e, sulla base di alcune ricette innovative, confeziona marmellate in cui la frutta viene mescolata al karkadè e al limone. Il processo di trasformazione vede coinvolte decine di donne che sono state assunte all'interno della fabbrica. La scelta è stata fatta per contribuire all'emancipazione della donna nella società africana fortemente maschilista. Su 46 dipendenti permanenti 26 sono donne. Molte di loro hanno ruoli dirigenziali. E sono donne anche le 55 operaie stagionali. Questa opportunità ha permesso loro di contribuire in maniera determinante al reddito familiare ma anche di acquisire nuove competenze e abilità rendendole così più indipendenti e autonome. “Contrariamente a ciò che avviene nel libero mercato, noi di Meru Herbs acquistiamo dai contadini a prezzi fissi. In questo modo non sono soggetti alle fluttuazioni imposte dai commercianti locali che spesso fanno prezzi capestro”, afferma Joseph Mwai Wamai, reponsabile del settore agricolo. “I contadini sanno di poter contare su un'entrata certa che permette loro di pianificare le spese familiari, come per esempio la scuola per i figli”. Di recente Meru Herbs ha anche ottenuto la certificazione biologica per una serie di prodotti. Un gruppo di 68 contadini ha già il certificato bio, mentre un'altra cinquantina sono in fase di conversione. “Il biologico è un passo importante che ci qualifica come azienda”, aggiunge Joseph Mwai. E Andrea Botta conclude: ”Sono tutti piccoli passi per far sì che i contadini possano trarre sempre maggior beneficio dalla terra. Solo in questo modo si può cercare di evitare la drammatica emigrazione verso i centri urbani”.
Meru Herbs produce per il settore equosolidale karkadè e tisane a base di citronella e camomilla. In base a un accordo con la Ktda, una grossa ditta di Meru, confeziona e imbusta anche le foglie di te che vengono raccolte sulle pendici del monte Kenya. Le marmellate sono importate in Italia da Altromercato e da Equomercato. Inoltre Meru Herbs confeziona anche sughi di pomodoro e peperoncino. Interessante anche la possibilità per i turisti di passaggio di fermarsi presso la guest house della ditta e seguire da vicino i lavori agricoli e le varie fasi di produzione. Il prezzo dell'alloggio per la pensione completa (con la cuoca Angelica che sforna ottimi piatti locali e italiani) è di soli 15 euro a persona.